Megan Nolan e le piccole umane debolezze

Non capita spesso di trovare un autore che parli a tutti e di tutti, in grado di dissezionare i contorti meccanismi della mente umana con una perizia magistrale e una disinvoltura talvolta agghiacciante.

Megan Nolan e le piccole umane debolezze

Non capita spesso di trovare un autore che parli a tutti e di tutti, in grado di dissezionare i contorti meccanismi della mente umana con una perizia magistrale e una disinvoltura talvolta agghiacciante.

Eppure Megan Nolan, irlandese trapiantata a Londra, classe 1990, lo fa con una grazia e un realismo devastanti raccontando senza mezzi termini il lato potenzialmente tossico del rapporto con sé e con gli altri. È in questo limbo di potenzialità che si annida la vocazione universale delle sue storie, in quel susseguirsi di comportamenti e pensieri negativi e deleteri di cui – almeno in parte, almeno in qualche occasione – abbiamo fatto esperienza anche noi.

Le paure, le insicurezze e le aspettative troppo spesso deluse che intrecciano le vite dei personaggi sono le stesse che toccano intimamente le nostre, e che il più delle volte mascheriamo o evitiamo di riconoscere. Nolan scova queste fragilità e dà loro un nome e una ragione d’essere senza mai sfociare nell’autocommiserazione o nella ricerca di una qualche legittimazione. Con la sua narrazione lucida e puntuale sveste gli eventi da ipocrisie e giudizi mostrandoli per quelli che sono: esperienze, scelte, conseguenze.

Nolan racconta la vita (in Atti di sottomissione, uno spaccato della sua) senza abbellirla, senza addolcire i fatti con insegnamenti o morali di qualche sorta. Come scrive Tiziana Loporto in capo ad Atti di sottomissione, in una Nota del traduttore da leggere tassativamente: “La particolarità di Megan Nolan è che nel raccontare questi episodi non vuole né cerca la solidarietà di nessuno, soprattutto non vuole fare banda con nessuno.”

E allora che si invaghisca di un partner emotivamente non disponibile o si arrenda a una qualche dipendenza fisica o psicologica o ancora insegua con ostinazione desideri e ambizioni senza soffermarsi sulle conseguenze di certe azioni, ogni personaggio si definisce attraverso le proprie esperienze, negative o positive che siano, e funge da lente di ingrandimento su quelle che nel suo secondo romanzo chiama “piccole umane debolezze” – l’insieme dei difetti, delle sciagure e degli errori che rendono la vita reale e la definiscono definendo anche noi.

Non ci sono segreti, Tom, o forse ce ne sono centinaia, e nessuno è abbastanza importante per te. Il segreto è che siamo una famiglia, siamo solo una famiglia normale, con una piccola infelicità come la tua.